Discorso di Giovanni Paolo II ai partecipanti del Convegno dei Giuristi Cattolici Italiani
5 dicembre 1998
Illustri Signori!
1. Sono lieto di rivolgere un cordiale benvenuto a ciascuno di voi, convenuti in occasione dell’annuale Convegno di studi dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani. Saluto, in particolare, il vostro Presidente, il Professor Giuseppe Dalla Torre, e lo ringrazio per le cortesi espressioni che ha voluto indirizzarmi a vostro nome. Il mio pensiero va a tutti i soci del vostro Sodalizio che nel contesto accademico, come in quello forense, vogliono – secondo l’indicazione del Concilio (cfr Apostolicam actuositatem, 7) – animare cristianamente l’ordine temporale, attraverso l’impegno professionale nella società e la ricerca negli istituti giuridici di quanto è idoneo a favorire il bene della persona e della comunità.
L’odierno incontro riveste un carattere del tutto speciale, poiché si inserisce nelle celebrazioni del cinquantesimo di fondazione dell’Unione dei Giuristi Cattolici Italiani: essa nacque, infatti, nel 1948, in seno al Movimento Laureati di Azione Cattolica e fu il frutto di quella grave crisi di coscienza che toccò una generazione di giuristi di fronte ai postulati ideologici dello Stato etico, che in Italia come in Europa segnarono l’esperienza del totalitarismo. Essi si rendevano conto di quanto i raffinati strumenti giuridici, che avevano contribuito ad elaborare, fossero serviti per condannabili usi politici e per il rafforzamento dei regimi totalitari. Erano loro ben presenti, altresì, le conclusioni tragiche e fallaci cui poteva giungere una concezione puramente positivistica del diritto, fino alle gravi devastazioni dei diritti umani costituite dai campi di sterminio e dallo stesso immane conflitto mondiale.
2. Con la fondazione della vostra Unione, quei giuristi intesero rispondere all’esigenza di ritrovare il fondamento autentico del diritto, sottraendo quest’ultimo all’arbitrarietà di un uso politico ispirato alla logica del più forte. Essi videro nel diritto naturale il solido e autentico fondamento della legge positiva e fecero di tale convinzione il riferimento costante della loro attività scientifica.
In questi cinquant’anni, il vostro Sodalizio si è impegnato a favorire lo sviluppo dell’ordinamento giuridico in aderenza alla Carta costituzionale italiana del 1948, e soprattutto alle tre fondamentali direttive contenute nella prima parte: il principio personalista, il principio pluralista ordinato secondo il criterio di sussidiarietà, il principio della preesistenza dei diritti della persona e delle comunità rispetto ad ogni concessione da parte dello Stato.
Guardando a tali direttive, i Soci dell’Unione hanno svolto il ruolo di coscienza critica nella più larga comunità dei giuristi italiani, sia richiamando i valori della Costituzione ogni qualvolta il volgere dell’esperienza giuridica metteva in luce divari crescenti, sia trovando in quei valori la soluzione delle questioni nuove poste dal progresso scientifico e tecnologico. A tali nobili motivazioni si ispirò lo strenuo impegno culturale dei giuristi cattolici italiani contro la legge del divorzio, nel 1970, e quella dell’aborto, nel 1978, nonché il loro pregevole contributo sulle tematiche dell’ecologia e della bioetica, in tempi nei quali esse non erano ancora oggetto di attenzione da parte della cultura giuridica in Italia.
Come non compiacersi del considerevole e qualificato cammino da voi percorso in questi cinque decenni? Come non ringraziare il Signore per la passione e la competenza con la quale in mezzo secolo di storia l’Unione Giuristi Cattolici Italiani ha sostenuto il primato della persona e l’istanza del bene comune, dinanzi all’evoluzione della società e dell’esperienza giuridica?
Il motto “Da cinquant’anni per la giustizia del diritto“, che avete scelto per questa ricorrenza giubilare, richiama alla memoria la costante fedeltà dei giuristi credenti all’etica ed esprime il vostro rinnovato impegno a porvi al servizio di un diritto ispirato ai grandi valori umani e cristiani. Continuerete così ad offrire alla società italiana ed alla scienza giuridica un contributo che appare sempre più utile ed apprezzato.
3. La vostra Associazione ha tenuto come costante riferimento l’affermazione del diritto naturale, considerandolo fondamentale per la promozione autentica della persona e della società.
Tale riferimento rappresenta oggi un significativo punto di contatto con la moderna dottrina giuridica, nella quale esiste un consenso universale sulla tematica dei diritti umani, che incarna le antiche istanze del giusnaturalismo.
Preoccupazione comune dei giuristi è dare oggi piena effettività ai diritti umani di fronte alle loro gravi violazioni, che si registrano in diverse parti del mondo nonostante le solenni affermazioni di principio. Ma tale proposito rischia di conseguire esiti modesti o di confondere autentici diritti con rivendicazioni soggettive ed egoistiche, se manca un largo ed universale consenso sul loro fondamento. Risulta, pertanto, lodevole e meritorio il vostro sforzo per l’affermazione di un sano giusnaturalismo, che costituisce l’unica garanzia per fondare in maniera certa ed assoluta i diritti umani.
4. Il Convegno che state celebrando in questi giorni ha per tema: “La solidarietà tra etica e diritto“. Nella prospettiva del nuovo millennio, avete voluto individuare nella tematica della solidarietà quasi lo sbocco logico della riflessione sul diritto naturale, svolta per un cinquantennio dalla vostra Associazione.
Si tratta di un argomento quanto mai importante, strettamente connesso con quello del diritto naturale: infatti, nella dimensione della solidarietà si esprime un diritto che non è arbitrario strumento nelle mani del più forte, ma sicuro mezzo di giustizia.
Formulo voti che tali tematiche, destinate ad orientare la ricerca dei Giuristi cattolici, contribuiscano a contrastare efficacemente concezioni individualistiche che snaturano il diritto positivo riducendolo a mera esplicitazione delle pretese individuali, senza tener conto delle esigenze di giustizia e dei doveri di solidarietà.
Con tali auspici, affido ciascuno di voi ed il vostro lavoro alla materna protezione della Sedes Sapientiae ed invoco la costante assistenza divina, mentre, in pegno dei celesti favori, imparto di cuore a tutti la Benedizione Apostolica.
estratto dal sito vatican.va